San Nicolò Inferiore, Modica

Modica, San Nicolò inferiore, abside, particolare dell’Ascensione
La chiesa di San Nicolò Inferiore, casualmente scoperta nel 1987, è ubicata al di fuori della cerchia urbana delle mura, lungo uno dei percorsi che dalla parte alta della città conducono verso il fondo valle. Documentata nel 1308-1310, è detta San Nicolò Inferiore per distinguerla dalla coeva chiesa di San Nicola de Platea sita alle spalle del Castello nella parte alta della città.
L’edificio originario, ricavato nella roccia, consta di un’unica aula, la cui profondità non è ricostruibile in quanto occupata nella parte anteriore da un corpo di fabbrica seicentesco utilizzato a scopo di culto. La navata oggi tronca sfocia in un’abside semicircolare sopraelevata a circa 50 cm dal restante piano di calpestio. In corrispondenza dell’arco a sesto ribassato che delimita l’area presbiteriale restano gli incassi di una trave lignea, forse in origine associata a bassi plutei o ad un velario che lasciava la parte superiore scoperta per consentire l’ingresso della luce. Due coppie di pilastri in muratura risalgono a due diversi interventi di consolidamento statico della volta piana ricavata nel banco calcareo, sopra il quale insistono alcune abitazioni ottocentesche.Al riassetto seicentesco della chiesa risale anche l’escavazione della nicchia rettangolare oggi visibile a destra dell’abside.
Una decorazione pittorica su più strati interessa l’abside e si apprezza variamente sulle pareti dell’ambiente. Lo strato meglio conservato risale verosimilmente agli inizi del XIV secolo e presenta al centro il Cristo in mandorla tra quattro angeli e ai lati una serie di pannelli con figure di santi: San Pietro, un santo imberbe generalmente identificato con San Vito, un santo monaco, che potrebbe essere Antonio Abate, la Madonna col Bambino, l’Arcangelo Michele e un Santo Vescovo dalla mitra cuspidata, in cui si suole riconoscere Sant’Eligio. Tra le lacune dei pannelli si intercettano frammenti pittorici appartenenti ad uno strato più antico, ampiamente documentato nel catino dell’abside. Qui Marina Falla Castelfranchi ha individuato un’Ascensione di Cristo accordata alla pura impaginazione bizantina del tema iconografico e databile tra il IX e l’XI secolo. Al Cristo assiso sull’arcobaleno e racchiuso da una mandorla sorretta da quattro angeli si associa infatti il corteo degli apostoli distribuiti in due gruppi simmetrici e intervallati da palmizi. È possibile che al centro fosse raffigurata la Vergine, forse affiancata da due arcangeli . Allo stesso strato, o forse ad uno strato poco successivo, appartengono due figure di vescovi benedicenti e con il libro in mano dipinti all’estrema destra dell’emiciclo, forse in rapporto con una figura di vescovo visibile tra le lacune del pannello che raffigura un santo monaco. Ad uno strato intermedio appartengono probabilmente due santi affiancati, che emergono tra le lacune del pannello con il presunto San Vito: il primo a sinistra doveva recare in mano le chiavi e potrebbe dunque essere nuovamente San Pietro, riproposto anche nello strato successivo, mentre il secondo appare in posa benedicente. Alla stessa fase appartengono un arcangelo (probabilmente Michele), con il globo contrassegnato dalla croce che si distingue quasi al centro, nei pressi del Pantocratore trecentesco e una seconda figura di arcangelo, visibile più a destra insieme a due santi cavalieri. Nei pressi di questi ultimi è un tardo pannello che raffigura San Giacomo, databile dopo il 1577, anno in cui la chiesa fu aggregata alla parrocchia di San Pietro e prima del 1596, come indica la data graffita sulla cornice.
La prima fase decorativa: l’Ascensione di Cristo
Il Cristo appare assiso sull’arcobaleno entro una mandorla sorretta da quattro angeli. Veste una tunica rossa ed un himation azzurro, benedice con la mano destra e regge nella mano sinistra il libro aperto. Subito sotto il Cristo, sul lato destro dell’emiciclo affiora un apostolo che i tratti iconografici – barba lunga e bruna, ampia fronte stempiata – consentono di identificare con San Paolo. Seguivano cinque apostoli, di cui rimangono solo le tracce dei nimbi, mentre all’estrema destra, in posizione canonica, si riconosce l’apostolo Andrea, caratterizzato, come di consueto, dalla lunga e folta capigliatura bianca. In apertura alla teoria di apostoli dipinti sul lato sinistro si distingue a fatica la sagoma di un personaggio posto di tre quarti in atto di stendere il braccio sinistro verso il centro, affiancato a sinistra da un altro apostolo. All’estrema sinistra dell’emiciclo, sullo stesso registro, si coglie il volto di un ulteriore apostolo in atto di contemplare l’apparizione divina. È plausibile che al centro del corteo degli apostoli, in asse con il Cristo fosse raffigurata la Vergine orante, affiancata da due arcangeli. Nel registro inferiore, a sinistra del pannello tardomedievale che raffigura San Pietro, affiora un santo canuto, racchiuso entro un pannello con cornice rossa e fondo blu, mentre in corrispondenza del pannello con il santo monaco una lacuna lascia intravedere il volto e parte dell’omophorion a croci nere di un santo vescovo. Allo stesso strato pittorico potrebbero appartenere due vescovi dipinti all’estrema destra dell’abside. L’insieme dei dati visibili suggerisce dunque che al Cristo posto entro la mandorla e seduto sull’arcobaleno, si associasse non solo la teoria degli apostoli, ma anche una teoria di vescovi stanti, in accordo alla consueta impaginazione bizantina del tema iconografico. I caratteri stilistici orientano a supportare l’ipotesi di una datazione altomedievale, da fissare verosimilmente tra la metà del IX secolo e la fine del X: il contorno triplice della mandorla che racchiude Cristo, dall’andamento ondulato, trova infatti cogenti corrispondenze nella pittura cappadoce di IX-X secolo, ad esempio nella Ylanli Kilise, nella chiesa della Meryemana e nella Grande Piccionaia di Cavusin, cui rinviano anche la posa disarticolata degli angeli in volo e il modo di renderne le vesti, caratterizzate da pieghe grafiche dall’andamento concentrico.

Nome
Città
Comune
Provincia
Coordinate
Indirizzo
- F. A. Belgiorno, Modica, Modica 1990, p. 48
- M. Belviglio, Contributo per la lettura e la datazione del palinsesto pittorico di San Nicolò Inferiore a Modica, in «Archivum Historicum Mothycense», 15 (2009), pp. 21-29.
- P. Carrafa, Motucae illustratae descriptio seu delineatio, Panormi 1653 (F. Renda, Prospetto corografico di Modica, Modica, 1869, rist. Bologna 1977, pp. 30-31).
- G. Di Stefano, Recenti indagini sugli insediamenti rupestri dell’area ragusana, in La Sicilia rupestre nel contesto delle civiltà mediterranee. Atti del VI Convegno internazionale di studio sulla civiltà rupestre medioevale nel Mezzogiorno d’Italia (Catania-Pantalica-Ispica, 7-12 settembre 1981), a cura di C. D. Fonseca, Galatina, 1986, pp. 251-269.
- G. Di Stefano, La chiesetta rupestre di San Nicolò Inferiore a Modica, Ragusa 1996.
- G. Di Stefano, La chiesetta rupestre di San Nicolò Inferiore a Modica, Ragusa, 2005.
- M. Falla Castelfranchi, La decorazione pittorica bizantina nella cripta detta di S. Nicolò Inferiore a Modica (RG): una testimonianza significativa d’epoca araba, in Studi in onore di Patrizia Angiolini Martinelli, a cura di S. Pasi, Bologna, 2005, pp. 155-163.
- S. Giglio, La cultura rupestre di età storica in Sicilia e a Malta, Caltanissetta 2003, pp. 128-130.
- A. Messina, Le chiese rupestri del Val di Noto, Palermo, 1994 (Istituto Siciliano di Studi Bizantini e Neoellenici – Monumenti 4), pp. 41-46.
- V. G. Rizzone , A. M. Sammito, Nuovi dati sulla ‘tarda architettura rupestre’ di carattere sacro a Modica, in «Archivum Historicum Mothycense», 4 (1998), pp. 65-78.
- V. G. Rizzone, A. M. Sammito, Chiese di epoca bizantina e chiese di rito bizantino a Cava d’Ispica e nel territorio di Modica, in «Archivum Historicum
Mothycense», 9 (2003), pp. 5-46: 41-46 - V. G. Rizzone, A. M. Sammito, Le chiese rupestri nel contesto dell’insediamento, in Insediamenti rupestri di età medievale: abitazioni e strutture produttive. Italia centrale e meridionale (Grottaferrata, 27-29 ottobre 2005), a cura di E. De Minicis, Spoleto 2008, pp. 103-128: 112-115.
- V. G. Rizzone, A. M. Sammito, Per una definizione dello sviluppo delle chiese rupestri del Val di Noto: articolazione planivolumetrica e relazioni con l’insediamento, in Insediamenti rupestri medievali: l’organizzazione dello spazio nella mappatura dell’abitato. Italia centrale e meridionale. Atti del II Convegno nazionale di Studi (Vasanello, 24-25 ottobre 2009), a cura di E. De Minicis, Spoleto 2011, pp. 147-162: 152-154.
- G. Anzalone, S. D’ Amelio, B. Villa, I. Zisa, Tecniche avanzate per il rilevamento e la valorizzazione dei beni culturali. La chiesa rupestre di San Nicolò a Modica (RG), Atti 15a Conferenza Nazionale ASITA – Reggia di Colorno 15-18 novembre 2011 .
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